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titolo 2014-08-29 - Martirio, Libertà e Verità. Come resistere contro paura e scoraggiamento?

(29 Agosto 2014 – Martirio di San Giovanni Battista )

MARTIRIO, LIBERTA' E VERITA'. COME RESISTERE CONTRO LA TENTAZIONE DELLA PAURA E DELLO SCORAGGIAMENTO?

ERODE  - (montandosi a poco a poco, con quel che di istrionico al fondo della sua natura). Nessuno ho amato quanto lui. Era tutto quello che non potevo piegare né comprare…ma Dio m’è testimone che mentre m’accingevo a strappargli un “sì” che me lo facesse complice, dentro di me, io dentro di me gridavo: - Resisti anche per me, Giovanni! A chi potrò credere io…a cosa appoggiarmi se anche questa roccia finisce in fango? ” - Era tutto quello che in qualche tempo…in qualche luogo ho sognato d’essere, forse…Forse quando ero ancora nel ventre di mia madre. (pausa). Ascolta, Cusa: io gli innalzerò un monumento sulle rive del Giordano…no, nel cuore del deserto. Una piramide più alta delle più alte piramidi dei Faraoni…Giorno e notte vi farò lavorare a suon di sferza centinaia di schiavi, e sarà presto finita. Là io trasporterò il suo corpo, chiuso in un sarcofago d’oro…e scriverò sull’entrata: - A Giovanni della stirpe di Abia, Erode Antipa figlio di Erode il Grande. – E tutti diranno: - Erode ha vendicato se stesso e lui al destino. – Cusa, io disprezzo questa congiura d’astri, collegati contro due uomini fin dall’eternità. M’hanno comandato un gesto; ma l’animo d’Erode resta libero d’amare e di piangere. (un silenzio). Dammi da bere, Cusa. Ho un laccio qui alla gola…. [1]

Così la scrittrice, poetessa e drammaturga Elena Bono (Sonnino 1921- Lavagna 2014) fa parlare Erode subito dopo la decollazione di San Giovanni Battista per volere di Erodiade, dopo il noto brano della danza di Salomè in occasione della festa di compleanno del re (Mc. 6, 17-29) [2]. Cosa abbiamo a che fare noi oggi con una storia così lontana nel tempo, ambientata in un’epoca politicamente e culturalmente così diversa dalla nostra? C’è una parola chiave nel brano sopra citato, che vale per ogni uomo in ogni tempo: la parola “RESISTERE”. Un tema centrale nell’opera di Elena Bono, autore di profonda formazione classica e di fede cristiana, perché intimamente connesso con il senso e il valore della vita dell’uomo di ogni epoca. “Non è facile oggi resistere alla tentazione dello scoraggiamento”  - aveva detto di recente la Bono in una intervista registrata da Gabriella Bairo Puccetti. E proseguiva dicendo che oggi potrebbe sembrare tutto inutile: ogni nostro impegno e sforzo per migliorare le cose, la vita quotidiana, le relazioni interpersonali, la società, la politica. Invece – esortava -  occorre “dire sempre “sì” alla vita, in ogni circostanza, anche quelle più difficili. Io nella malattia ho accentuato il mio amore per la vita”.

Erode intuisce che Giovanni il Battista è portatore di un valore sublime: la LIBERTA’. [3] E questa libertà, cui il Battista rimanda e verso cui Erode si sente attratto, nasce da una cosa sola: la ricerca, l’amore e la difesa della  VERITA’. L’uomo che lotta per la libertà, quindi, è colui che in ogni circostanza sa e vuole resistere contro ciò che le è contrario: la schiavitù. Schiavitù dei pregiudizi, dell’ignoranza, delle passioni, della sete di potere e di denaro, dei vizi, dell’egoismo, dell’immoralità, della menzogna e dell’inganno, della superbia.

Citando Pascal, Elena Bono scrive, nelle sue note pubblicate nel libretto di sala dello spettacolo teatrale: - “Il cristiano è colui che veglia nell’orto degli ulivi sudando sangue fino alla fine del mondo” - Di fronte a questa tristezza sublime a cosa si riduce la furbizia del mondo? Tutte le sue trame, e lo scopo finalmente conseguito di far cadere la testa di Giovanni,  a una misera partita di ragazzi cattivi e stolti, marchiati per sempre dal sangue dell’innocente sacrificato”. La Bono, che si era fatta provocare dalle parole di Macchiavelli :” Tutt’i profeti armati vinsono e i disarmati ruinorono”, risponde con la domanda: “e Gesù Cristo? Fu un vincitore o un vinto?”. Ed Erode? E il Battista? Chi di loro ha vinto? ? E oggi, le comunità cristiane e le altre minoranze religiose ed etniche che vengono uccise per il solo fatto di essere quello che sono, lasciano questo mondo in mano a chi? A dei veri vincitori? Certamente lasciano a tutti noi “sopravvissuti” una enorme responsabilità: quella di prendere una posizione netta di fronte al male e alla violenza di ogni giorno e di fare delle scelte precise, di cui assumersi tutte le responsabilità.  Il vero “potere” non sta nel dominare, pur sempre temporaneamente, in questo mondo, ma nell’accogliere il Dio vivente, Signore della Vita, nella nostra vita. Resistendo saldi nella fede, contro ogni tentazione di nullificazione, morte, nichilismo.

Stefania Venturino

www.breviariodigitale.com

 

[1] Brano tratto dal dramma in tre atti “La testa del Profeta”, di Elena Bono, Ed. Le Mani 2002. Il dramma è stato rappresentato alla LXIII Festa del teatro a San Miniato nel 2009, per la regia di Carmelo Rifici. Erode è stato interpretato da Massimo Foschi

 

[2] In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
  (Mc. 6, 17-29)

 

[3] DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA - 1731 La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell’uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine.

1733 Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c’è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato.

2467 L’uomo è naturalmente proteso alla verità. Ha il dovere di rispettarla e di attestarla: « A motivo della loro dignità tutti gli uomini, in quanto sono persone, [...] sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità conosciuta e ordinare tutta la loro vita secondo le esigenze della verità »(Concilio Vaticano II, Dicj. Dignitatis humane, 2: AAS 58 (1966) 931).

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DAL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA - 48 La persona umana non puo` e non deve essere strumentalizzata da strutture sociali,economiche e politiche,poiche ´ ogni uomo ha la liberta` di orientarsi verso il suo fine ultimo. D’altra parte,ogni realizzazione culturale, sociale, economica e politica,in cui storicamente si attuano la socialita` della persona e la sua attivita` trasformatrice dell’universo,deve sempre essere considerata anche nel suo aspetto di realta` relativa e provvisoria, « perche´ passa la scena di questo mondo! » (1 Cor 7,31). Si tratta di una relativita` escatologica, nel senso che l’uomo e il mondo vanno incontro alla fine, che e` il compimento del loro destino in Dio; e di una relativita` teologica, in quanto il dono di Dio, mediante cui si compira` il destino definitivo dell’umanita` e della creazione, supera infinitamente le possibilita` e le attese dell’uomo. Qualunque visione totalitaristica della societa` e dello Stato e qualunque ideologia puramente intramondana del progresso sono contrarie alla verita` integrale della persona umana e al disegno di Dio sulla storia.

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